giovedì 4 aprile 2013

Paninari


Con il termine paninaro si identifica una sottocultura giovanile nata negli anni ottanta a Milano e da lì diffusasi prima nell'area metropolitana milanese poi in tutta Italia e in alcuni paesi europei. La caratterizzavano, tra l'altro, l'ossessione per la griffe nell'abbigliamento e in ogni aspetto della vita quotidiana e l'adesione a uno stile di vita fondato sul consumo, il divertimento ad ogni costo e la spensieratezza. Il movimento fu piena espressione dell'ondata di riflusso e disimpegno che seguì il turbolento e politicizzato decennio precedente. Lo stile di vita dei paninari rifiutava di occuparsi degli aspetti angoscianti dell'esistenza e, più in generale, di ogni forma di impegno sociale: l'obiettivo primario dei paninari era godersi la vita senza troppe preoccupazioni e in tal senso si trovavano perfettamente a loro agio nell'adeguarsi ai modelli del cinema statunitense di consumo e ai consigli degli spot pubblicitari trasmessi dalle televisioni commerciali.


I prodromi del fenomeno si osservarono a Milano in un periodo storico di un assestamento della valuta italiana e di importanti segnali di ripresa economica, cui fecero seguito un relativo benessere e maggior disponibilità di merci. Con l'espansione della moda, fu naturale la formazione di gruppi e comitive, ciascuna dotata di una propria "base" costituita da un bar e da un relativo territorio nel quartiere; gruppi comunque aperti le cui frequentazioni potevano raggiungere anche l'ordine del centinaio. Il sabato pomeriggio e la sera erano il luogo deputato al ritrovo in massa con successivo trasferimento in una delle discoteche che ben si prestavano a sfruttare questo fenomeno. Alcuni di questi gruppi, quelli più importanti, disponevano di "capi", ovvero leader di grande popolarità locale, solitamente dotati di soprannome. I locali di frequentazione avevano periodo di vita effimero o mutavano nome e ragione sociale in tempi brevi, in base alla tendenza ed il gusto dei frequentatori.


In breve tempo i paninari divengono fenomeno di costume acquistando una discreta notorietà a livello nazionale, soprattutto per merito della pubblicazione di alcuni fumetti dedicati ai paninari e del personaggio interpretato da Enzo Braschi a Drive In. Nel 1986 i Pet Shop Boys, a seguito di una visita nel centro di Milano, incisero il singolo Paninaro, che permise alla moda di valicare i confini nazionali. I protagonisti del videoclip, girato a Milano, erano alcuni ragazzi perfettamente vestiti secondo i dettami. Nel vestiario e per gli accessori erano d'obbligo la griffe e la sua autenticità, quale indice di ricchezza familiare reale o presunta. Proibite rigorosamente le imitazioni e le merci contraffatte pena il disconoscimento sociale con appellativo di gino o truzzo, quindi miserabile.


Alla moda seguì la fioritura di riviste dedicate, tra esse "Il Paninaro", con una tiratura che raggiunse 100.000 copie cessando le pubblicazioni col numero 48 a dicembre del 1989. Seguono Wild Boys - tormentone ed inno del movimento dall'omonimo successo musicale dei Duran Duran- Zippo Panino, Il Cucador, Preppy e la testata femminile Sfitty - dal gergale sfitinzia, ragazza. La moda paninara si esaurì a Milano tra il 1987 e il 1988 e nel resto dell'Italia di lì a poco, sostituita da altre sottoculture che riflettevano la fine di un decennio consumato all'insegna dell'edonismo e della superficialità. In generale può dirsi come la moda dei paninari sia stata legata ai giovanissimi delle scuole medie inferiori e scuole superiori. Perlomeno, a Milano i paninari erano quasi totalmente assenti nelle università. L'intestazione sulla testata principale, Paninaro, inizialmente I veri galli, accomiata il periodo d'uscita di scena con Pochi, duri, giusti.

Per leggere l'articolo completo: Wikipedia

Nessun commento:

Posta un commento