mercoledì 20 febbraio 2013

Talk Talk


I Talk Talk sono stati un gruppo musicale britannico di genere Synth pop, New Wave e New Romantic fondato da Mark David Hollis (cantante, chitarrista, pianista e compositore, nato il 4 gennaio 1955 a Tottenham, Londra), rimasto in attività dal 1981 al 1992. Il gruppo è noto al grande pubblico essenzialmente per classici del synth-pop quali It’s My Life e Such a Shame, pur sperimentando, negli anni successivi al raggiungimento della notorietà altre sonorità, mischiando elementi di musica jazz e classica, fino a diventare degli esponenti del movimento post-rock. Il gruppo si formò a Londra nel 1981 dalle ceneri dei Reaction, duo punk composto da Mark Hollis e dal fratello Ed, che nel 1979 era comparso con un pezzo in una compilation dell’etichetta discografica Beggars Banquet, grazie all’unione dei due insieme a Paul Webb al basso (nato il 16 gennaio 1962) e Lee Harris (nato il 20 luglio1962) alla batteria.

Il fratello di Hollis lasciò la band poco tempo dopo, venendo sostituito dal tastierista Simon Brenner. Dopo un’iniziale fiducia della Island Records che aveva permesso loro di produrre alcuni demo, i Talk Talk ottennero un contratto con la EMI, etichetta discografica per la quale realizzarono il primo album The Party’s Over, prodotto da Colin Thurston, già produttore dei Duran Duran, gruppo del quale nel 1982 aprivano i concerti durante il tour britannico. Dal disco furono estratti i singoli Today e Talk Talk, caratterizzati dalla corrente synth-pop, dominate da tastiere e synth. In seguito, Brenner e il produttore Thurston abbandonarono il progetto; ciò portò il gruppo ad essere composto essenzialmente dai tre elementi storici ai quali si aggiunse un quarto componente, Tim-Friese Greene, produttore, tastierista e compositore.


Successivamente alla pubblicazione del singolo My Foolish Friend, i Talk Talk pubblicarono il loro secondo album, It’s My Life, scritto durante il 1983 uscito per la EMI nel 1984. L’omonimo singolo It’s My Life e il successivo Such a Shame (ispirato al libro The Dice Man di Luke Rhinehart, pseudonimo di George Cockcroft) riscossero un successo inferiore alle aspettative in Gran Bretagna, ma consentirono al gruppo di entrare nelle classifiche degli Stati Uniti e di spopolare nell’Europa continentale. In questo periodo il gruppo si avvalse anche dell’aiuto di alcuni turnisti. Anche l’estetica del gruppo ebbe una rilevanza, grazie ai video di Tim Pope, particolarmente noti in Italia, e alle copertine disegnate da James Marsh. Dopo due anni di concerti e lavoro in studio, venne pubblicato 1986 The Colour of Spring, il loro terzo album.

Il disco rappresentò l’inizio della trasformazione per il gruppo: conteneva infatti sia elementi del pop elettronico dei primi due album, sia elementi del rock-jazz dei lavori seguenti. La famiglia degli strumentisti si era allargata e prendevano parte alle incisioni anche nomi prestigiosi: Steve Winwood all’organo, David Rhodes alla chitarra, Morris Pert alle percussioni. I brani più famosi tratti da questo disco furono Living in Another World, trascinata dalla batteria di Harris e dall’organo di Winwood, e Life’s What You Make It, il primo singolo, che portò il gruppo come ospite al Festival di Sanremo 1986 in Italia. I brani April 5th e Chameleon Day spiccavano nell’intero disco a causa della contaminazione jazz che li contraddistingueva. Hollis in quell’occasione cantava con un filo di voce, da crooner estemporaneo, totalmente estraneo agli stilemi dell’epoca.


Il disco risultò essere il più venduto del gruppo, promosso anche da un grosso tour finanziato dalla loro etichetta discografica, la EMI. Il gruppo, dopo qualche anno di parziali insuccessi,  si sciolse nel 1992, permettendo ai componenti di intraprendere carriere alternative.


Fonte principale: Wikipedia

Nessun commento:

Posta un commento